Come la cerva anela all'acqua
Caldo ultimo sabato di giugno, lago S. Domenico lungo le suggestive gole del Sagittario nei pressi di Villalago in Abruzzo.
È la prima volta che mettiamo piede in questo luogo.
Il lago è verde smeraldo, attraversato il ponte, una fontana di acqua freschissima ci accoglie e disseta nel piazzale che dà accesso alla chiesa, dove la splendida bifora all'ingresso incornicia tutta la bellezza di questi luoghi.
È una suggestione di sensi e stupore che si mescola al sorriso che riesco a scorgere sul volto dei miei ragazzi.
Visitiamo la piccola chiesa e la grotta del Santo ed all'uscita lo smeraldo del lago, ci appare ancora più abbagliante sotto i raggi del sole di mezzogiorno.
Il percorso, che si diparte alla destra del santuario, conduce ad una piccola area attrezzata che degrada dolcemente dal bosco fino al lago.
Gli alberi folti e lussureggianti sui pendii, si diradano lungo la sponda punteggiata da pochi arbusti. Qui un'oca cignata fa sfoggio di sé, passeggiando vicino una coppia di persone sdraiate all’ombra.
Ci incamminiamo sul sentiero e pochi metri più avanti, tra i cespugli, alla nostra destra, udiamo un singolare calpestio.
È un attimo, infinito e miracoloso, dal bosco discende lieve una cerva, maestosa, timida e bellissima.
Il suo incedere elegante, non desta alcuna incertezza.
Mi immobilizzo, estasiata da tale visione, cercando di evitare ogni movimento per non spaventarla.
La osservo passarmi davanti a pochissima distanza.
I suoi occhi, come infiniti scrigni di primordiale saggezza, mi fissano un istante e mi attraversano, imprimendo saldamente la loro immagine nella mia anima.
Ancora non lo so, ma quegli occhi e la grazia che sprigionano in quest’attimo divino, io non li potrò più dimenticare.
La loro immagine mi accompagnerà ogni giorno per i mesi e gli anni a venire.
Trattengo il fiato, come a voler trattenere più a lungo possibile quest’attimo e con esso tutto lo stupore e l'intensa gioia che mi invade.
Veder passare innanzi a me la cerva, è come avere il privilegio di osservare l’anima stessa della Natura.
Si dirige lentamente al lago, camminando leggera tra decine di persone che, incantate, rimangono immobili.
Tutto intorno è calato un silenzio sacro, interrotto solo dal fruscio dei passi della cerva e dallo starnazzare geloso dell'oca cignata che adesso cerca di attirare l’attenzione su di sé.
La cerva ha sete, si accosta al lago e dapprima si china a bere, poi lentamente entra in acqua per bagnarsi e dare ristoro al proprio corpo.
La osservo e mi sovvengono in mente le parole del Salmo 42:
“Come la cerva anela
ai corsi d'acqua,
così l'anima mia anela
a te, o Dio.”
Queste parole mi risuonano dentro e non riesco ad esprimere ciò che provo in altri termini.
Il mio viaggio, queste settimane, mi ha mostrato la bellezza di una natura incontaminata, pura, intima, completa.
Un percorso sospeso tra un’intensa lode di albe e tramonti infiniti.
Mi rendo conto solo in questo momento, che il cammino intrapreso in questi giorni, era guidato dalla costante richiesta della mia anima assetata.
È stata la sete che ha condotto i miei passi per tutto questo tempo, su e giù per le montagne, tra le grotte, sul mare, attraverso i sentieri, le cascate, le case, le chiese, i castelli, i borghi, gli incontri, fino ad arrivare qui.
La cerva che ora mi sta innanzi e si disseta, che dimora e vive nella natura che ci sovrasta, è l'immagine plastica dell'anima stessa che ha sete.
Così, mentre sono totalmente immersa in questo contesto, mi risuona in mente il verso successivo del Salmo:
“L'anima mia ha sete di Dio,
del Dio vivente:
quando verrò e vedrò
il volto di Dio?”.
Il “Dio Vivente”...
Eccolo! È qui, presente a colmare la nostra sete.
È sempre stato qui.
Ovunque, intorno.
In ogni fruscio delle fronde, in ogni pianta del bosco, nello smeraldo delle acque, nello starnazzare dell'oca cignata, nel rumore della cascatella che sgorga poco distante, negli occhi della cerva che, fissandomi per un secondo, aprono una breccia dentro di me.
Eccolo il Dio Vivente, che prescinde da ogni credo religioso, da ogni preghiera, da ogni ideologia o pensiero umano. Esplode intorno a noi nella meravigliosa opera del creato e si manifesta e vive ovunque, al dì là dei muri di qualunque luogo di culto eretto da mano umana.
Il Dio vivente è nella Natura intorno e non ha bisogno di alcuna nostra interpretazione, che vada al dì la del semplice sentire.
Aprire gli occhi al vero, risvegliarci in esso e confondere il nostro respiro con il respiro di tutte le cose.
Sentire, per riuscire finalmente a sentirci una parte del tutto, nel tutto.
Per divenire noi stessi e fonderci con il fruscio delle foglie mosse dal vento tra le fronde, lo scrosciare dell'acqua, lo smeraldo del lago e gli occhi della cerva che ci mostrano l’anima che abita tutte le cose e che ci abita.
Come la cerva anela ai corsi d’acqua e si disseta, così attraverso questo incontro la mia anima ha ritrovato il legame con ciò che la circonda, una connessione antica che va oltre il pensiero e si lega alla coscienza universale.
*****
Sono trascorsi due mesi da quell'incontro, ma come già detto, la cerva è rimasta dentro di me.
Giorni fa, quando ho appreso che la giunta regionale dell'Abruzzo con delibera del 8 agosto ha deciso che dal mese di ottobre 2024, avrà inizio lo sterminio di quasi 500 cervi tra maschi femmine e cuccioli, non riuscivo a crederci.
All'inizio ero convinta che si trattasse di una fake news, così ho fatto le dovute ricerche.
Con orrore ho scoperto che, non solo la notizia è vera e confermata, ma che è stato previsto anche un tariffario con "premi" in denaro che i cacciatori assegnatari dei capi da uccidere dovranno versare. Un contributo economico, che andrà all’Ambito Territoriale di Caccia (ATC) di riferimento basato su tariffe che cambiano in base all’età e al sesso degli animali abbattuti e alla provenienza del cacciatore. Un esempio? 50 euro per un cucciolo di cervo trucidato sotto l’anno di età, 100 euro per una femmina, 150 euro per un maschio giovane e 250 euro per un maschio adulto, fino ad arrivare a 600 euro. Questi soldi andranno a rimpinguare le casse degli ATC, quindi agli Ambiti Territoriali di Caccia, gestiti dai cacciatori stessi.
Una follia che produrrà una mattanza assurda, proficua in termini economici e crudele, che si andrà ad aggiungere a tutte quelle già attualmente in corso!
Si, perché non bastano le continue mattanze dell'uomo sull’uomo, la guerra in Ucraina, il genocidio del popolo palestinese, i massacri che ogni giorno puntualmente all'ora di pranzo e cena ci propinano con i tg, come anestetico per farci diventare insensibili di fronte all'ingiustizia ed alla cattiveria umana.
Non bastava averci resi passivi fruitori della morte, indifferenti di fronte alla distruzione del mondo.
Non bastava annichilirci con la favoletta ipocrita, con cui i potenti ci vogliono convincere che questa è l'unica strada per la “democrazia”, per la “tutela” dei popoli e che non esiste alternativa al massacro, alla vendita delle armi e all’affamamento di intere nazioni.
Non bastava aver imbavagliato le coscienze, il diritto di opinione ed aver reso sterile e asservita la stampa.
Non bastava averci resi tutti incapaci di prendere una posizione, timorosi e dimentichi dei nostri più basilari diritti e doveri.
Bisognava pure, che la giunta di una delle regioni più votate alla natura di tutto il nostro paese, quella che ospita ben tre parchi nazionali e che da sempre ha fatto del rispetto per l'ambiente il proprio fiore all'occhiello, con questa risoluzione scellerata, mostrasse i propri muscoli su animali inermi e per dare sfogo al proprio “machismo cacciatoresco”, si mettesse a massacrare i cervi, disseminando morte tra i boschi, come se non ci fossero altre alternative a questa mattanza.
È veramente un mondo capovolto, quello in cui stiamo vivendo.
Chiudo gli occhi in silenzio e sono di nuovo al lago S. Domenico.
È un luminoso giorno di giugno e per una frazione di secondo, gli occhi di una cerva assetata, si posano sulla mia anima, mostrandomi il volto del Dio vivente.
Adesso ho la certezza che non esisterà mai una vera pace, che non sia nella connessione con il tutto e nella rinuncia all’edonismo radicale di questa società egoica, che fa' prevalere la posizione egemonica dell’uomo sull’uomo e sulla natura.
Possa la coscienza del “Dio vivente” che è dentro ognuno di noi, destarsi finalmente e dirigere i nostri passi lontano dal baratro verso cui ci stiamo inevitabilmente dirigendo.
Poiché è evidente che il processo di disumanizzazione che permette oggi la mattanza di interi popoli, di altre specie animali e l'alterazione degli equilibri dell'ecosistema, alla fine ci riguarderà tutti da vicino, senza lasciare alcuna via di scampo.
Possa la nostra coscienza risvegliarsi e farci ritrovare il coraggio di essere "umani", sollevare la testa davanti alle ingiustizie, iniziare a chiamare le cose con il loro vero nome e farci smettere una buona volta, di girare lo sguardo indifferente altrove.
Cacciatori di orizzonti
Testo e foto di Maria Spalletta
Grazie mille per qs parole sentite spero che ci sensibilizziamo tutti magari mandare al parco nazionale d Abruzzo delle email di proteste .più siamo più facciamo sentire la ns forza ciao
RispondiEliminaNoi abbiamo già mandato le nostre mail di protesta al urp@regione.abruzzo.it
RispondiEliminaSe conosci qualche altro indirizzo e vuoi condividerlo sul blog, te ne saremmo grati.