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Tana di Linguaglossa

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Mi hanno detto che si chiama Tana. O almeno così la chiamano coloro che me ne hanno parlato, ma non escludo che in paese la chiamino anche con altri nomi.  Da ciò che mi hanno raccontato, pare che, alcuni la chiamino Filippa e altri ancora con particolari nomignoli che, chi me ne ha parlato, nemmeno ricordava.  Comunque, per la persona che mi ha raccontato le sue vicende e che ha personalmente scelto di darle questo nome, lei è e resterà sempre Tana e di conseguenza anche per me che ne scriverò. Ma di chi vi parlo in definitiva?  Chi è Tana? Aspetto pacifico, animo buono, sguardo dolce.  Si presenta puntuale ogni sera, tra le 20.30 e le 21.15 circa, alla trattoria "Linguagrossa"ed è un ospite di riguardo, atteso da tutto il personale.  Da oltre due anni la sua presenza è quotidiana. Si avvicina al locale con tranquillità, si siede e attende di essere servita. All'inizio, quando si presentò la prima volta, era magra e macilenta.  Destò subito tenerezza e simpatia per i su

Parco S. Jachiddu, "non stare dove non fiorisci".

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    Ci si aggira feroci, scostanti, diffidando gli uni degli altri. La fregatura è la prassi, la farsa il vero, l'apparenza sostituisce il reale.  Tutti sulle difensive, tutti proiettati in avanti. Che poi, avanti dove?  Avanti a chi? Per arrivare a conquistare che cosa? Esiste un'alternativa a tutto questo?  Esiste la possibilità di ritornare ad avere fiducia negli altri e nella bellezza?  Oppure tutto, ma proprio tutto, deve andare avanti solo se profittevole, producente ed economicamente rilevante? Esistono luoghi e persone che ci fanno ancora sperare che il cambiamento è possibile? Che, “si può fare”, “si può realizzare”? La notizia positiva è che: - “SÌ! Esistono, luoghi e persone che insieme creano energia, valori, messaggi, esempi, risorse e speranza”.  Sono come pietre preziose che, con perseveranza, in silenzio cantano. Resistono, gioiscono, pregano e svelano il Vero e il Bello nella semplicità. Uno di questi luoghi di cui, “se ne tacessimo, parlerebbero le pietre”, è

Marina di Capo d'Orlando, il mare anche d'inverno

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 Ma il mare, poi, cos'è? Se ci si fermasse al solo dato materiale, questa enorme distesa d’acqua, che ricopre la maggior parte del nostro pianeta, non riuscirebbe a suscitare le emozioni e gli interrogativi che si scatenano in noi alla sua vista. Per noi Siciliani il mare è una porta, non un confine, uno spazio che conduce all’infinito. Al di là del mare, la mente può immaginare qualsiasi cosa.  Può essere specchio per i desideri dell'anima, preghiera, sogno, avventura, mistero, meraviglia.  Uno spazio che ci accompagna per tutta la vita, come una sorta di confidente a cui affidare pensieri, paure, speranze e nostalgie. Onnipresente, silenzioso sfondo delle nostre giornate, è una carezza che si ama ricercare tutto l' anno, non solo in estate. Il mare d’inverno, non è affatto, come cantava la Bertè: “..un concetto che il pensiero non considera..”; in Sicilia il mare “È”. La ricerca del suo contatto, del suo paesaggio, degli scorci e dei panorami, diviene continua scoperta a

Macalda di Scaletta Zanclea

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Che la storia la scrivano i vincitori è cosa cognita. Se poi lo sconfitto in questione è una donna, anticonformista e di spirito libero, immaginate con quali intercalari, appellativi e aneddoti talvolta fantasiosi, è possibile per chi scrive al soldo del potere, narrare le vicende di questa figura; dotata non solo di bellezza e intelligenza fuori dall'ordinario, ma anche di potere, istruzione, capacità di usare le armi e destreggiarsi egregiamente con gli scacchi al pari di un uomo, al punto da diventare la prima scacchista siciliana.  Nel 1200, in un epoca in cui era inconcepibile che una donna attirasse a sé tali e tante prerogative, sottraendosi volontariamente al ruolo convenzionale di brava moglie e madre, l'immagine che di questa donna si tramanda viene demonizzata dai suoi detrattori e consegnata alla damnatio memoriae, con racconti taglienti tanto quanto le spade con le quali abilmente si destreggiava.  Per svelare l'identità di questo personaggio, bisogna fare u

Sola Sperlinga negavit...

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Il salto temporale, lo si avverte subito, arrivando in questo ancestrale territorio. I secoli si mischiano ai millenni e gli anfratti misteriosi, diventano narratori di storie lontane che si perdono nel vento come in un canto. Sperlinga solitaria e affascinante, diventa un portale temporale attraverso cui, se si chiudono gli occhi, si accarezza la roccia rupestre e si ascoltano i suoni, si può chiaramente udire lo scroscio furente di una battaglia, il rumore degli zoccoli dei cavalli in corsa, lo stridere delle corde, lo strisciare lento delle catene e ancora più indietro nel tempo, la magia dei riti Siculi, le sacre sepolture, il misterioso meridiano della storia ed in fine il silenzio, che condensa in un’ attimo sospeso tutto lo scorrere di un’era. Sulle case troneggia il castello, che è maniero, prigione, chiesa, complesso di grotte, altare e in alto, sulle sue più ardite cime diviene nave che percorre l’orizzonte delle verdi vallate, i campi e i pascoli di questo scorcio di Sicilia

Il mercato delle pulci di Catania

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  “A villa e’varagghi” e “l'archi  da Marina”, nel gergo collettivo Catanese, individuano specifici luoghi conosciuti da tutti ed intrinsecamente legali alla storia della città. Gli antichi archi della Marina, un tempo bagnati dal mare e tutt’oggi sovrastati dalla linea ferroviaria, insieme all'ottocentesca villa Pacini (detta appunto dai Catanesi “villa e' varagghi”, perché anticamente frequentata da perdigiorno annoiati che non facevano che varaghiare, cioè sbadigliare, seduti sulle panchine), costituiscono ogni domenica mattina  dell'anno, l'animata location di un singolare e variegato mercato; il mercato delle pulci domenicale di via Cardinale  Dusmet. La centralità di questo singolare mercato, che dista pochi passi dal castello Ursino, dal Duomo, dalle terme  Achilliane, dalla via Etnea, dalla pescheria, dalla chiesa della Badia di S. Agata e da piazza Università, permette di coniugare la visita tra le sue svariate bancarelle, con una gradevolissima passeggiata

Cassone viaggio tra le mele dell' Etna ed il panorama sulla valle del Bove

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L'Etna, con la sua forza e la sua bellezza, è uno scrigno di doni preziosi che non finisce mai di incantarci. Oggi ci incammineremo lungo un percorso di non particolare difficoltà, che ci mostrerà tutta la maestosità di un panorama unico. Partendo da Zafferana Etnea, il bel paesino conosciuto per le tradizioni legate alla montagna, il miele e l'Ottobrata zafferanese, che ogni anno, mette in mostra le migliori produzioni artigianali enogastronomiche e dolciarie di questa parte dell' Etna, si percorre la strada che porta sul versante Etna sud, verso il Rifugio Sapienza. Dopo alcuni chilometri, caratterizzati da tornanti e punti panoramici che offrono  una visuale che spazia dalla playa di Catania alla Calabria, si gira sulla destra il bivio per la SP-92 via Cassone seguendo le indicazioni per S.B. Monte Pomiciaro. La strada si diparte tra curvoni, su cui  si affacciano sia ulteriori sentieri di montagna, segnalati dalle immancabili strisce bianco e rosse che appezzamenti di t