Ritrovarsi nella bellezza


Spesso crediamo che lo sforzo al limite della sofferenza sia necessariamente precursore di una ricompensa, che il sottrarre luce, energia ed entusiasmo alle nostre giornate, concentrando le nostre forze solo sul "sacrificio" quotidiano, sulla dimostrazione a noi stessi e spesso agli altri che "sappiamo stare a questo mondo", ci ripagherà dell'insoddisfazione presente...non è così! 

È un concetto sbagliato, direi malato che questa società ci ha inculcato. La vita come ottenimento di uno status, di una sicurezza economica e di un riconoscimento sociale che in sostanza fanno a pugni con il nostro se interiore, con i nostri sogni più nascosti e talvolta con la stessa nostra voglia di vivere, non è sinonimo di una vita piena.

Sempre più spesso ritrovo autenticità e libertà nella ricerca del contatto con la natura, piuttosto che nelle relazioni interpersonali con gli altri miei simili.

Il vivere (o meglio  sopravvivere!) sociale cela un'ipocrisia di fondo, si svolge come su un palcoscenico, in una sorta di reciproca recita dell'assurdo, di ruoli e canoni predisposti e spersonalizzanti.

Nulla mi appare autentico, è reale, è il presente, ma manca di autenticità. 

Forse i soli rapporti ancora autentici sono quelli tra i bambini, almeno finché non vengono inquinati dal pensiero adulto, dall'uso sconsiderato del web e da tutti i condizionamenti che il mondo dei grandi sa disgustosamente regalarsi.

Se chiudo gli occhi e provo a fare silenzio intorno a me, posso ancora sentire nitidamente il suono del mare, la  voce del vento tra le foglie del bosco, il canto degli uccelli, il gracidare delle rane lungo le insenature di un ruscello. 

Se chiudo gli occhi posso vedere solo la natura intorno a me e li riesco a stabilire un contatto, a trovare un equilibrio. Il tempo dentro di me non è mai trascorso, non ho età, anni, maturità, ho solo me stessa immutata.

Esiste sempre dentro di noi una strada che ci riconduce all'interezza ed è un percorso che bisogna fare staccandosi dal resto, silenziando il rumore di sottofondo, camminando passo dopo passo, ascoltandosi e rispettando la propria unicità. 

Questo cammino diviene tanto più coinvolgente e salvifico se si svolge a contatto con gli elementi naturali, con gli spazi aperti: gli alberi, che con le loro fronde ci offrono ristoro, i panorami mozzafiato che ci avvolgono incorporandoci nella loro bellezza. 

Non esiste migliore insegnante della natura, non esiste miglior libro o pensiero filosofico che non sia da essa stessa raccontato, sussurrato, dipinto e scolpito innanzi ai nostri occhi, opera prima ai primordi dell'impermanenza infinita.

Ho percorso svariati cammini tra fiumi, boschi, siti arcaici, cascate canterine, profumi di piante fiori ed improvvise folate  di vento.  Ad ogni passo ho tratto benessere, forza e vitalità dallo splendore che mi circondava. Mentre la quotidiana e talvolta inutile ripetizione delle monotone mansioni che ci coinvolgono, svolge un ruolo predominante, svilisce i nostri sogni, ammutolendo le nostre anime, immergersi nella natura ci apre le porte della coscienza, ci rende partecipi di un disegno più grande del nostro essere, ci accoglie in un tutto di cui siamo parte,  ci libera e ci riporta in fine alla nostra stessa autenticità.

In un mondo in cui le nostre strade sembrano tracciate da un sistema che ci incanala con la pretesa di insegnarci quale debba essere il "nostro modo di vivere", finiamo per perdere le coordinate interne della nostra anima.

Bisogna allora veramente scegliere di intraprendere un'altro cammino, trovare una strada che sia solo nostra, percorrere la nostra essenza, per ritrovarsi infine nella bellezza.

Cacciatori di Orizzonti

testo di Maria Spalletta 








Percorsi di Pantalica (Sr)

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