Cavagrande del Cassibile
Ebbene sì, dopo quasi vent'anni, l'ho rifatto!
Forse ai più atletici sembrerà una passeggiata, ma per me non lo fu già la prima volta e a maggior ragione non lo è stato la seconda, con anni e kg in più.
Oggi vi vogliamo portare ai famosissimi laghetti di Cavagrande del Cassibile, nei pressi di Avola.
In questa occasione, non vi parleremo dei 10 km lungo cui si snoda il fiume Cassibile prima di gettarsi nel mare siracusano, ne delle 8000 tombe a grotticelle disseminate lungo il suo corso o delle ulteriori attrattive storico archeologiche di questo luogo magnifico, tutti questi dati sono dettagliatamente descritti nelle guide e nei siti ufficiali, insieme alle indicazioni per raggiungerne i luoghi.
Quello su cui ci soffermeremo oggi, invece, sarà proprio la trepidante discesa e la espiatrice ascesa da questo eden.
All'andata, già dall'alto sul belvedere d'ingresso, è possibile scorgere i laghetti in fondo al canion, la zona prende il nome di cava proprio per queste profonde piscine naturali che la caratterizzano e che da anni attraggono numerosi turisti e visitatori.
Dall'alto si ha solo voglia di scoprire questi luoghi di cui gode la vista panoramica, la discesa è a tratti impegnativa, perché il sentiero e la "scala Cruci" che ivi conduce sono molto dissestati (dopo anni ho trovato una maggiore rovina del percorso ed una maggiore pericolosità!), ma nel complesso nulla che delle buone gambe non possano agilmente superare.
Man mano che si scende verso il letto del fiume il percorso a zig zag fa apparire e scomparire il paesaggio sottostante, la vegetazione si fa più fitta e il rumore dell'acqua che scorre è una guida sicura a cui affidarsi per arrivare fino ai laghetti. Giunti in questo luogo la natura si mostra in tutta la sua bellezza, facendo dimenticare al visitatore il percorso compiuto. Laghetti e cascatelle si aprono ai nostri occhi contornati da un variegata flora e da colorate macchie di oleandri.
Il luogo è incantevole, ma proprio la sua bellezza e la sua fama, attraendo molti visitatori sono la causa di un sovraffollamento umano che, soprattutto in estate, non permette di apprezzare pienamente la natura di questi luoghi.
In piscine naturali come queste si dovrebbe stare in silenzio, ascoltare lo scrosciare delle acque come un canto, una preghiera del creato, guardarsi intorno e sentirsi parte di qualcosa più grande di noi, connessi all'universo stesso.
In luoghi come questo, non servono le parole dell'uomo, la sua confusione, il suo muoversi forsennato; queste pietre, queste acque e questi alberi, già parlano direttamente al cuore.
Bisogna solo fare silenzio, osservare ed ascoltare, girare lo sguardo agli insediamenti rupestri e vedere il trascorrere lento del tempo attraverso la maestosità della natura. Smettere per un attimo di vivere come alieni sul nostro stesso pianeta, disconnettersi totalmente dalla rete, che ci ingabbia quotidianamente ed ascoltare solamente le nostre radici. Trovare un angolo per riflettere, immergere i piedi nell'acqua e lasciar scorrere via tutto.
Un processo catartico dell'anima, anelato.... necessario.
Bisogna assaporare questi luoghi in pace e quanto più a lungo possibile, al ritorno il significato dell'ascesa è come un percorso di riflessione ed espiazione.
Dopo aver lasciato l'eden ci si inerpica per il sentiero, si consiglia di attendere le ore meno calde del tramonto, perché d'estate risalire sotto il sole può diventare pericoloso.
Nell'ascesa il significato della stessa denominazione di "scala cruci" prende corpo e inevitabilmente il pensiero riporta alla salita al Golgota o ancora più plasticamente all'ascesa del Purgatorio monte di dantesca memoria.
In fine dopo una risalita che appare infinita, quando si giunge nuovamente alla vetta del belvedere, si volge lo sguardo all'eden lontano giù in basso, ma la visione non è più la stessa della mattina, o per lo meno, l'immagine è la stessa, ma l'aver visitato questo luogo, l'essersi immersi nelle sue acque, l'aver odorato, ascoltato, pregato in questi luoghi, fanno sì che lo sguardo adesso sia divenuto diverso e come un dono una sensazione di gratitudine, malinconia e orgoglio ci invade.
Scendere e risalire dai laghetti di Cavagrande del Cassibile è un percorso non solo del corpo, ma soprattutto dell'anima, un messaggio a noi stessi, che almeno una volta nella vita va ascoltato.
I cacciatori di orizzonti
testo di Maria Spalletta
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