Noto e la caducità degli uomini e degli dei.

Oltre la caduta degli Dei, la caduta degli uomini, cadenza o decadenza di un impalcatura socio culturale svuotata di ogni pilastro portante.

Nel solco di una bellezza antica Noto si staglia ai nostri occhi a testimonianza perenne di un tempo lontano e nello stesso tempo vicinissimo, una ricercata attenzione al barocco che ha reso questo paese patrimonio UNESCO e finestra culturale della Sicilia nel mondo.

Qui il tempo sceglie di interrompersi nell'esaltazione dello splendore delle chiese, dei monumenti e dei palazzi.

Anche il tramonto pare indugiare più a lungo sulle facciate, incendiandole di una luce viva.

La caducità che qualche anno fa  ha provocato la distruzione ed il crollo della cattedrale,  è stata colmata, ripresa e riparata, riadattandola, fin troppo forzatamente all'attuale, sicché proprio della caducità Noto diviene parafrasi.

Nel passaggio tra ieri ed oggi, questo, come altri luoghi,  divengono espressione vivente del "disagio del presente", del deterioramento dell'attuale concezione di vita, arte e cultura che oggi inevitabilmente ci appiattisce verso il basso. 

La bellezza di Noto è uno schiaffo alla nostra stessa mediocrità, passeggiare per le sue vie è come ascoltare una musica composta centinaia di anni fa, perfetta e irripetibile.

Una melodia ineguagliabile è Noto, un Paganini architettonico e culturale, archetipo dell'irripetibilità ed in virtù di questo, consegnato, nella secolare bellezza, alla sua stessa immortalità.

Cacciatori di orizzonti

testo di Maria Spalletta 






















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