Cava del Barocco, un sogno che dovrebbe essere già una realtà
Si, destare!
Risvegliarci da questo torpore che sembra incatenarci.
Mi giro intorno e vedo stili di vita stereotipati, tutti uguali come abiti prodotti in massa, pronti per l'uso e noi che, imitandoci gli uni con gli altri, ci limitiamo ad indossarli.
D'altronde:
-Se li indossano tutti questi stili di vita, vuol dire che va bene così!? No?!
Chissà!?
Perché alla fine, si scopre sempre che questi modelli non ci stanno bene, sono stretti o scomodi e non esaltano le nostre personali qualità.
Ma siamo certi allora che vada tutto bene così?
Che siano solo questi i modelli da seguire?
Chi lo ha detto? Chi li ha imposti?
Siamo certi che veramente ci vogliamo accontentare di quello che ci viene propinato e farlo indossare all’unica meravigliosa vita che abbiamo da vivere?
Veramente ci va di correre distratti e indifferenti da una parte all'altra accettando che tanto le cose vanno così e basta?
Tutti proiettati all'inseguimento di ciò che non abbiamo, senza fermarci a guardare ciò che già c'è.
Continuando in questa corsa finiamo col vivere in un sistema che ci rende ottusi e ciechi alla bellezza che abbiamo intorno.
Incanalati in strade a senso unico, che alla lunga diventano imbuti che, restringendo la realtà e la nostra stessa libertà non ci permettono di comprendere a quanta della nostra potenzialità spesso abbiamo rinunciato, senza nemmeno saperlo.
Viviamo con i paraocchi o per essere più attuali, sempre più spesso stiamo vivendo con una sorta di visore 3D che ci estranea dalla realtà.
No, non pensiate che siano parole troppo dure le mie, sono solo il resoconto della situazione che coinvolge la nostra società, frutto della mera osservazione del nostro vivere.
Questa constatazione coinvolge purtroppo ogni ambito della nostra esistenza, fino ad impattare sulla nostra personale presenza all'interno dei rapporti umani e del territorio che ci circonda.
Da alcuni anni ho deciso di raccontare di questa meravigliosa isola che ci ospita e che ci è madre.
Grazie alla collaborazione di mio figlio ho aperto un blog, perché volevo preservare nel futuro le storie, i luoghi e i racconti vissuti insieme alle persone che amo.
Oggi avere un blog è già vintage, ma io sono una boomer e il retrò quasi sicuramente mi si addice.
Così continuo a parlare del territorio in cui viviamo e spero di poterlo fare il più a lungo possibile.
Lo faccio per amore, senza nessun altro fine se non quello del sentimento che mi lega alla bellezza, a volte bistrattata e nascosta, di luoghi a noi così vicini quanto spesso sconosciuti.
Scopro ogni giorno qualcosa di nuovo, una storia, un sito, una leggenda che mi fa sempre più innamorare della mia bellissima isola.
Intorno a noi esistono luoghi di inestimabile valore storico e artistico che, troppo spesso però rimangono silenti, spenti, abbandonati a se stessi, condannati all'oblio, ad accumulare macerie, sporcizia e degrado.
Quello che più mi amareggia in tutto questo è come non si riesca a comprendere che, se la bellezza viene riportata in vita ed i luoghi vengono preservati, questi possono fare da volano allo sviluppo culturale, sociale ed economico di interi territori.
La bellezza può divenire protagonista e contribuire al benessere ed alla crescita di intere aree geografiche, offrire una migliore qualità di vita a noi stessi, ai nostri figli ed alle generazioni che verranno.
Fuori da qualsiasi retorica, il mio vuole essere uno sprone principalmente rivolto a me stessa ed a tutti coloro che mi leggeranno, a prendere in mano “ pala e secchio” e ad iniziare a spalare, pulire, farsi carico di fare ognuno la nostra parte.
Rispolverare un po' di senso civico o almeno iniziare a provarci.
La mia “pala ed il mio secchio” sono già pronti, attendo alleati.
Ognuno nel suo piccolo può fare qualcosa.
Riguardo la scelta degli strumenti, “pala e secchio” vi racconterò oggi di un luogo bellissimo e semi abbandonato, dove essi sarebbero più che necessari e da dove si può incominciare a “spalare”.
È l'esempio vivo di un sistema stagnante che non riesce a vedere oltre il proprio naso e di cui tutti noi a causa della nostra ignoranza e indifferenza siamo inevitabilmente complici
Recentemente visitato, questo sito, straordinario per potenzialità, storia, importanza e bellezza, vorrei riuscire a raccontarlo cercando di trasferirvi quello che è stato per me un vero e proprio colpo di fulmine, per invitarvi a visitarlo e come me, ad innamorarvene.
La cava del Barocco o anche detta Pirrera S. Antonio, a Melilli è qualcosa che non si può più scordare.
Questo sito vanta una storia centenaria, che questa volta ho deciso di non raccontarvi nei dettagli, perché preferisco che chi di voi leggerà questo articolo e ne rimarrà spero incuriosito, faccia le proprie ricerche e si rechi sui luoghi per constatare di presenza ciò di cui sto parlando.
In estrema sintesi tralasciando anche il suo ruolo di stanziamento inglese, durante la seconda guerra mondiale, dirò che questo luogo noto come Cava Pirrera o Cava dei Giganti è considerato la più grande Cava a “cielo chiuso” del meridione.
Insomma questa Cava offre possibilità infinite di attrarre nel territorio di Melilli un numero enorme di visitatori di qualità e riscattare con la bellezza, un'intero territorio conosciuto ai più solo per la presenza delle raffinerie.
La cava del Barocco, che proprio alla creazione dei maggiori monumenti barocchi di Sicilia ha contribuito con la propria pietra pregiata, “potrebbe” essere tutto ciò che sopra ho elencato e molto altro di più, se solo non fosse semi sconosciuta e trascurata.
Aperta ai visitatori solo previo appuntamento, coperta di accumuli di materiale e di rifiuti abbandonati tra cui un'auto, dei mobili, un frigorifero ed altro ancora.
Quando sono riuscita a visitarla, qualche mese fa, versava in queste condizioni e voglio sperare che sia stata ridotta così giusto il tempo di girarci un film dell' orrore, per poi essere subito ripulita.
Su tale circostanza però, nutro dei seri dubbi, giacché non vi era al suo interno alcuna traccia di riprese, né attività di pulizia e di ripristino post lavori.
Tant’è che la constatazione che mi è sovvenuta visitando la cava, è stata sempre la stessa, che sempre più spesso accomuna i siti di inestimabile valore di questa nostra terra, bellissimi ed in stato di abbandono.
Inevitabilmente, con sempre maggiore rammarico non si può fare a meno di esclamare:
-Che peccato!!
Ma all'ennesima di queste identiche esclamazioni ci si dovrà pur soffermare a chiedersi:
- Perché?
-Perché dobbiamo accettare passivamente questo?
-Per quanto tempo ancora?
-Questa è una cosa che ci riguarda, è Nostra, è la Nostra Casa, la Nostra Bellissima Storia, la Nostra Isola Benedetta!
-Perché dobbiamo rassegnarci che sia così?
Non conosco cosa stia facendo in merito l'amministrazione locale e vorrei tanto che me ne facesse partecipe, dissipando la mia ignoranza.
La mia proposta in merito è abbastanza semplice ed elementare: riunirsi in un comitato e cominciare a pulire tutto.
Coadiuvati ovviamente da camion che portino via tutto l’ immondezzaio presente.
Restituire, tutti insieme, la cava alla comunità, metterla in sicurezza e ridarle nuova vita.
Trasformarla in un' opportunità di lavoro e promozione del territorio.
Vorrei un giorno, non molto lontano trovarmi lì, in quegli immensi spazi ad assistere ad un'opera teatrale, applaudire l'arte, la bellezza e la tenacia di una comunità che a smesso di rassegnarsi ed ha dato vita ad un sogno.
Testo e foto di Maria Spalletta
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