Cassone viaggio tra le mele dell' Etna ed il panorama sulla valle del Bove




L'Etna, con la sua forza e la sua bellezza, è uno scrigno di doni preziosi che non finisce mai di incantarci.

Oggi ci incammineremo lungo un percorso di non particolare difficoltà, che ci mostrerà tutta la maestosità di un panorama unico.

Partendo da Zafferana Etnea, il bel paesino conosciuto per le tradizioni legate alla montagna, il miele e l'Ottobrata zafferanese, che ogni anno, mette in mostra le migliori produzioni artigianali enogastronomiche e dolciarie di questa parte dell' Etna, si percorre la strada che porta sul versante Etna sud, verso il Rifugio Sapienza.

Dopo alcuni chilometri, caratterizzati da tornanti e punti panoramici che offrono  una visuale che spazia dalla playa di Catania alla Calabria, si gira sulla destra il bivio per la SP-92 via Cassone seguendo le indicazioni per S.B. Monte Pomiciaro.

La strada si diparte tra curvoni, su cui  si affacciano sia ulteriori sentieri di montagna, segnalati dalle immancabili strisce bianco e rosse che appezzamenti di terreno sottratti ai boschi di castagni e vocati ad una particolare cultivar.

In questa zona vengono infatti coltivate ancora oggi, con passione e perseveranza, alcune varietà di mele antiche, tipiche dell’Etna, che rappresentano una parte importante della biodiversità di questo territorio.

Sono la testimonianza concreta della costanza  contadina che è riuscita a preservare delle coltivazioni che rischiavano di essere altrimenti dimenticate.



Le mele che ancora oggi nascono sul vulcano, sembravano  destinate a scomparire, ma  grazie ad alcuni agricoltori, riuniti in una Cooperativa Agricola,  sono state salvate dal dimenticatoio e dall’estinzione, diventando nel 2016 Presidio Slow Food. 

La loro presenza autoctona sull’Etna, ha origini antichissime e risale  al Medioevo, quando dal XII secolo fino al ‘500 il territorio era ancora abitato dai monaci  del Monastero di San Nicolò La Rena di Nicolosi (detto anche di San Nicola). 

Il monastero fu successivamente  abbandonato a seguito degli eventi sismici  ed eruttivi che minacciarono i luoghi ed è oggi protetto dal decadimento dal FAI (Fondo per l’Ambiente Italiano) .

In queste parti dell' Etna, i monaci benedettini si dedicavano anticamente anche alla coltivazione delle mele. 

Non è un caso, infatti, che una tra le tre varietà più apprezzate leghi il suo nome proprio al luogo di culto .

La mela cola, dove “cola” sarebbe appunto il diminutivo di Nicola. Un frutto dalla buccia bianca e lentigginosa e con una polpa dal sapore lievemente acidulo.

Abbiamo poi la mela gelato, esternamente giallo-verde ed all'interno bianchissima, farinosa e molto dolce. 

Il suo nome particolare è dovuto alla caratteristica polpa che ricorda l’aspetto del frutto ghiacciato.

La mela gelato cola è poi un incrocio avvenuto in modo naturale delle prime due ed è ad oggi la più diffusa, con buccia giallo-verde lentigginosa e polpa dolce e profumata.

In zona viene coltivata anche la mela rossa di Cassone, più piccola rispetto al range commerciale a cui siamo abituati nei supermercati, ma dolcissima e con speciali proprietà organolettiche dovute proprio alla natura vulcanica del terreno su cui cresce.

Esiste poi anche un’altra varietà che, nonostante sia ancora più rara delle precedenti, non passa inosservata: la mela cirino, chiamata così per la sua buccia giallo-biancastra talmente lucida che sembra avvolta in uno strato di cera.



L'attraversamento di questa  zona verso la sommità del belvedere, rappresenta in sé un viaggio nella storia delle tradizioni contadine dell'Etna, alla scoperta di frutti dalle proprietà benefiche, che vengono coltivati ancora come si faceva tanti anni fa.

La via Cassone, dopo svariati chilometri, termina in uno slargo dove è possibile posteggiare l'auto quasi a ridosso del balcone panoramico. Da questa prima postazione si può ammirare la Valle del Bove con tutte le antiche colate di lava, qui la lava ha assunto forme plastiche particolarmente suggestive offrendoci l'immagine  pietrificata di quanto grande e terrificante sia stato il fenomeno eruttivo lungo il pendio della valle.



Dal belvedere di Monte Zoccolaro (il cui nome deriva da “zuccu”, tronco, per via del suo antico utilizzo come riserva di legname) si diparte un sentiero che raggiunge la cima del rilievo, posta a circa 330 metri più in alto.  Il percorso non è difficile, ma bisogna prestare molta attenzione perché in alcuni punti  si presenta a strapiombo sulla valle. 

Si cammina all’ombra di pioppi, faggi, ginestre fino a una cima spoglia, coperta solo dalla lava e segnalata da una croce. 

Il luogo costituisce uno dei punti privilegiati per assistere alle eruzioni dell'Etna su questo versante.

Suggestiva è l' ascesa al tramonto per i colori del cielo ed il panorama. 

Un punto  ideale per gli amanti della fotografia o per trascorrere  la notte osservando l'Etna e le stelle.

La croce in cima a Monte Zoccolaro è un monumento voluto dal sacerdote Salvatore Russo nel 1948. Insieme ad alcuni parrocchiani, il prete trasportò la grande croce con un camion fino al belvedere e quindi a spalla fino in cima al monte, qui venne fissata al suolo con l'iscrizione: preghiera, azione, sacrificio. 

Monte Zoccolaro è vicino al suo gemello il monte Pomiciaro, talmente  vicino che spesso i due vengono confusi.  In realtà il Pomiciaro è un vecchissimo cratere estinto, ormai sepolto da una rigogliosa vegetazione. Il nome lascia pensare, erroneamente, alla pietra pomice, ma studi approfonditi hanno dimostrato che di questa pietra non vi è traccia. 

Secondo altre teorie, il nome deriva dagli alberi di mele (in siciliano, “pedi i puma”) che sorgono, come abbiamo  già detto, nel territorio sottostante, da cui la parola “pumiciaru”.

I sentieri che salgono in cima al Pomiciaro rientrano in un percorso più ampio che in questo tratto si fonde con i sentieri di Monte Zoccolaro fino ad arrivare al panoramico affaccio sulla Valle del Bove.  Una visita  più addentrata al monte Pomiciaro  è consigliata  solo con l'ausilio di guide esperte, che conoscono i percorsi e le loro peculiarità.  

Sul Monte sorge anche un punto di interesse naturalistico costituito dal faggio di Monte Pomiciaro, un albero secolare la cui età è stimata intorno ai 200 anni.

In ogni caso, la visita al Belvedere sulla valle del Bove, anche per i meno intrepidi è un percorso da non perdere, una passeggiata immersi nell’abbraccio  della natura preponderante e rigogliosa di sua maestà l' Etna. 

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