Il giardino, incontro con Voltaire
Coltivare il nostro giardino equivale ad occuparci con cura di quella parte di mondo che ci viene affidata. Noi non possiamo cambiare la storia, ma possiamo contribuire a rendere un po’ meno infernali il tempo e lo spazio in cui viviamo, allenare il nostro sguardo a cogliere la bellezza e sforzarci di comunicarne il fascino e l’essenza. I greci chiamavano il giardino “paradeisos”, paradiso. Ecco, dice Voltaire, tocca a noi trasformare in un paradiso l’angolo di terra che dovremo imparare a coltivare. Il giardino è quindi metafora della vita di ognuno di noi, del tempo e dei rapporti che ci è dato di coltivare, del luogo sia fisico che dell'anima, che solo noi abbiamo il compito di proteggere e far fiorire. Infondo ognuno di noi è come Candido di Voltaire, lungo il viaggio fa esperienza del mondo e di se stesso.
Non curarsi del proprio giardino equivale a non dare il giusto peso alla propria vita ed a quella di chi ci sta accanto e nessuna ricchezza, nemmeno l'oro di Eldorado potranno mai colmare la perdita di questa mancata cura.
Pertanto nell'osservazione della bellezza e nel coltivare la vita, sta la chiave di una felicità che accetta la cattiveria, la bruttura del mondo, ma riesce anche a fiorire in bene e luce.
Il nostro giardino è un giardino che offre un'orizzonte ampio, dalla montagna fino al mare, è pregno di ricordi, ricco di doni, fautore di progetti, è luogo fisico e dell'anima allo stesso tempo.
Cacciatori di orizzonti
testo di Maria Spalletta
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